Daria Manganaro è una biologa e una ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia.
Daria Manganaro è una biologa e una ricercatrice presso l’Istituto Europeo di Oncologia.
Puoi raccontarci della tua ricerca?
La mia ricerca si occupa di caratterizzare gli step molecolari che determinano l’insorgenza e la diffusione del cancro al colon. In particolare la mia ricerca si concentra sul decifrare come l’attivazione costitutiva di una cascata di segnalazione, che quando finemente regolata è fondamentale per l’omeostasi del tessuto intestinale, determini la trasformazione in senso neoplastico. La mia ricerca è caratterizzata non solo dalla complementazione di più modelli, da quello murino, con animali transgenici, all’utilizzo di organoidi derivati da pazienti, ma anche dall’utilizzo di diversi e innovativi approcci molecolari che mi stanno permettendo di ottenere una caratterizzazione davvero comprensiva di quei fenomeni molecolari che determinano l’insorgenza del tumore al colon.
Qual è il tuo percorso di studi?
Ho studiato Biologia a Pavia, laureandomi in Molecular Biology and Genetics, per poi conseguire un Dottorato in Molecular Biology and Biotecnologies presso l’Istituto di Studi Superiori di Pavia. Durante il mio dottorato ho condotto parte della mia ricerca al MRC di Dundee in Scozia e questo mi ha permesso di ampliare notevolmente la mia esperienza. Ottenuto il Dottorato ho incominciato la mia carriera da Post Doc presso lo IEO per poi vincere la borsa di studio messa a disposizione dalla Fondazione IEO-MONZINO ETS.
Quando hai scelto di essere una ricercatrice?
Credo di occuparmi di ricerca fin dal mio primo giorno in laboratorio durante la mia tesi triennale, da quel giorno non ho mai smesso di fare ricerca, anche se naturalmente è cambiato il mio ruolo, da studentessa che deve tutto imparare a Post Doc che deve continuare ad imparare. Credo fermamente che la ricerca sia un percorso di continuo apprendimento, ogni giorno impari a porti nuove domande e devi scoprire nuovi modi per rispondere ai quesiti che l’esperienza scientifica ti impone continuamente. La mia voglia di apprendere, di mettermi in gioco, senza mai considerarmi “arrivata”, sono state proprio queste cose a spingermi a diventare ricercatrice.
Di cosa ha bisogno una ricercatrice oggi?
Credo fermamente che un ricercatore oggi abbia bisogno che il suo valore venga riconosciuto realmente, concretamente. Non siamo solo il numero di articoli che pubblichiamo, siamo anche i mille esperimenti non riusciti con cui siamo arrivati a capire il modo migliore per condurre ciascun tipo di esperimento, siamo il tempo impiegato ad insegnare a chi si affaccia al mondo della ricerca il modo migliore per fare ricerca, siamo l’onesta e la serietà con cui guardiamo ai dati che “produciamo” consapevoli che raramente i nostri risultati, le nostre piccole scoperte cambieranno la scienza, ma convinti che i nostri risultati rappresentano i tasselli su cui si costruirà la ricerca del futuro.
Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Ciò che rende non solo possibile, ma soprattutto efficacie la Ricerca è la continuità. La Ricerca richiede tempo. Il sostegno dei donatori è fondamentale, ma non lo è solamente dal punto di vista economico. Il sostegno dei donatori e la fiducia da loro accordataci è uno stimolo fortissimo per non demordere mai, nonostante i sacrifici che la Ricerca chiede ogni giorno.
Puoi raccontarci una tua giornata tipo?
La mia giornata tipo è una giornata inizia alle 6.30, quando prendo il treno per arrivare a Milano. Ecco, l’unica cosa davvero riproducibile delle mie giornate in laboratorio e l’ora di inizio, di certo non l’ora in cui esco dal laboratorio. La giornata in laboratorio dipende davvero non solo dalla tipologia degli esperimenti che un ricercatore sta conducendo, ma anche da quanto questi esperimenti abbiano in qualche modo voglia di collaborare. La biologia è variabilità, questa è la sua bellezza e nello stesso tempo la cosa che la rende così difficile. Ecco perché ogni esperimento va ripetuto, ecco perché la ricerca richiede tempo, ecco perché la ricerca ha un così alto costo.
Come ci si sente quando si scopre qualcosa di nuovo?
Quando si scopre qualcosa di nuovo è una gran gioia, come altro dirlo, si è felici. È facile però essere felici in quel caso, come altro dovresti sentirti, finalmente dopo tanti sacrifici hai davanti ai tuoi occhi un risultato sorprendente ed eccitante, non puoi che essere immensamente felice. Ci sono però mille altre gioie nella vita di un ricercatore, più piccole, meno evidenti, ma sono quelle che ti spingono ogni giorno ad entrare in laboratorio e a metterti in gioco. La gioia di riuscire a capire come condurre un esperimento, la gioia di un esperimento che “fila liscio”, senza intoppi, la gioia di insegnare allo studente alle prime armi, la gioia di accorgerti di giorno in giorno di come le domande scientifiche che ti poni si facciano sempre intriganti.
Quando è importante la condivisione nel tuo lavoro?
La condivisione dei percorsi e dei risultati non è altro che il carburante della nostra Ricerca, condividere le nostre esperienze, dialogare con colleghi più o meno affini al nostro settore è ciò che ci permette di affrontare tutti quei momenti di “stallo” che purtroppo fanno parte del nostro lavoro scientifico. Il confronto costruttivo è ciò che ci permette di osservare i nostri lavori scientifici da più punti di vista e quindi trovare soluzioni nuovi e approcci creativi.