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FRANCESCA MARIA RIGHINI

Ottimizzazione e gestione dei pazienti con scompenso cardiaco refrattario

I pazienti con scompenso cardiaco refrattario nonostante terapia medica ottimizzata hanno una mortalità a 1 anno estremamente elevata e una scadente qualità di vita gravata da accessi ripetuti in ospedale. Per anni il trapianto cardiaco ha rappresentato l’unica opzione per migliorare sopravvivenza e qualità di vita di questi pazienti. Tuttavia, la carenza di donatori limita la disponibilità di questo trattamento, inoltre l’invecchiamento della popolazione o le comorbilità spesso escludono questa strategia terapeutica. È dunque evidente che occorre concentrarsi sulle strategie tecniche alternative fornite dai dispositivi di assistenza circolatoria meccanica.
Invece di sostituire completamente il cuore umano, i dispositivi di assistenza ventricolare coadiuvano la gittata cardiaca del cuore indebolito. Il cuore naturale viene lasciato in sede, sia come condotto biologico per riempire il dispositivo ventricolare, sia come backup/pompa parallela. Il dispositivo di assistenza ventricolare sinistra (LVAD) è una terapia ponte al trapianto di cuore dal 1997, e nel 2003 è stato approvato come terapia di destinazione per i pazienti con scompenso cardiaco allo stadio terminale.