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TUMORE OVARICO

Le cellule staminali tumorali come nuova frontiera di ricerca per la cura del tumore ovarico

Ad oggi il tumore ovarico rappresenta una delle sfide più difficili nel campo dell’oncologia. La percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi si attesta sotto il 40%.Queste basse percentuali sono causate da diversi fattori, in primo luogo dal fatto che quando i sintomi si manifestano il tumore è già in stato avanzato.

Altri fattori sono legati alla capacità del tumore di diffondersi nell’addome della paziente, all’insorgenza di recidive dopo il trattamento chirurgico e o farmacologico del tumore e allo sviluppo di resistenza ai trattamenti chemioterapici del tumore recidivo. Questi fattori dipendono da una sottoclasse di cellule tumorali che vengono definite cellule staminali tumorali (ovarian cancer stem cells, OCSC) che hanno delle capacità biologiche specifiche tali da renderle chemioresistenti.

L’obiettivo del progetto di Ricerca è ottenere un quadro il più possibile esaustivo dei pattern genetici e dei processi biologici che sono specificamente alterati nelle OCSC attraverso approcci tecnologici di ultima generazione, di verificare il ruolo di queste alterazioni, di definire le implicazioni terapeutiche dei risultati ottenuti. Un importante risultato è stato ottenuto in questa direzione.

Il team di Ricerca guidato dal Dott. Cavallaro ha scoperto che la proteina L1CAM nelle cellule staminali tumorali agisce come un nuovo driver capace di contribuire sia alla formazione che alla chemioresistenza del tumore ovarico. Lo studio, pubblicato su “Journal of Experimental & Clinical Cancer Research” ha dimostrato che se si inattiva la proteina L1CAM le cellule perdono il loro potenziale tumorigenico e diventano più sensibili alla chemioterapia. Si gettano così le basi per lo sviluppo di nuovi trattamenti per le pazienti.

 

La nostra unità è parte integrante del Programma di Ginecologia dello IEO. Questa sinergia con la clinica ci permette di concentrarci su domande clinicamente rilevanti e fare ricerca che possa essere applicata alle pazienti.

Ugo Cavallaro, Direttore Unità di Ricerca in Ginecologia Oncologica