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STORIE DI RICERCA
La parola a Luigi Nezi
I tumori del colon-retto rappresentano la seconda causa di morte cancro-correlata nel mondo occidentale. Un punto cruciale per il trattamento di questi tumori è la necessità di avere informazioni più precise riguardo ai fattori di rischio, non solo clinici, ma soprattutto biomolecolari su cui basare le scelte terapeutiche. Uno dei progetti di ricerca principali di IEO è MITICO, dedicato alla correlazione tra microbiota intestinale, sistema immunitario e tumori del colon-retto, che nasce dalla sinergia tra il mondo della ricerca sperimentale ed il mondo clinico.
Questo studio ha il compito di valutare come le caratteristiche molecolari del tumore, delle cellule del sistema immunitario che lo infiltrano e del microbiota intestinale (flora batterica) ad esso associato siano correlate con lo sviluppo del cancro al colon-retto, la sua progressione e la risposta ai trattamenti. L’obiettivo è far tesoro di queste conoscenze non solo per rendere più efficace la diagnosi precoce e migliorare la risposta dei tumori al colon-retto all’immunoterapia, ma in futuro per sviluppare programmi di prevenzione accurati.
Abbiamo fatto qualche domanda al Dottor Luigi Nezi, Group Leader dell’Unità “Microbiome and antitumor immunity” che si occupa del progetto MITICO:
- Come sei diventato un Ricercatore?
Vengo da un piccolo paesino pugliese di 8 mila persone che si chiama Minervino Murge. Dopo il liceo mi sono trasferito a Napoli per studiare biotecnologie alla Federico II. Il mio è stato il secondo corso di laurea in biotecnologie di tutta l’Università. Ricordo che era pieno di ragazzi che non erano riusciti a entrare a Medicina, mentre io nella vita ho sempre voluto fare il Ricercatore.
Dopo la laurea, ho conseguito il PhD in Oncologia Molecolare alla Scuola di dottorato SEMM presso lo IEO e poi è iniziata la mia parentesi americana tra Boston e Houston, durata 10 anni. A Houston ho avuto la possibilità di fare attività clinica ed entrare in contatto con i pazienti. Questo è un valore aggiunto inestimabile che vedo tutti i giorni anche allo IEO. I pazienti possono insegnarci tanto perché stanno vivendo sulla loro pelle ciò che tu stai studiando in laboratorio. Sono molto informati sulla loro patologia e possiamo imparare molto da loro.
Il progetto MITICO non sarebbe possibile senza l’aiuto di oncologi e chirurgi, in particolare del Dott. Nicola Fazio, del Prof. Uberto Fumagalli Romario, della Dott.ssa Paola Simona Ravenda e della Dott.ssa Wanda Luisa Petz, senza dimenticare il team di infermiere e di quello dell’Anatomia Patologica.
- Ci racconti una tua giornata tipo?
La giornata di un Ricercatore è molto intensa. Gli orari sono flessibili e, nella maggior parte dei casi, significa che si sa quando si inizia ma non si sa mai quando si finisce. Questo perché nel nostro lavoro l’imprevisto è sempre in agguato, ma è un bene. Anche negli esperimenti, così come nella vita, è dagli inconvenienti che si scoprono le cose più interessanti.
- Come ci si sente quando si scopre qualcosa di nuovo?
La sensazione di scoprire qualcosa di nuovo è impagabile, è la scintilla che ci spinge ad andare avanti ed è importante mantenerla sempre accesa perché altrimenti si rischia di perdere la motivazione. Per me essere tra i primi a poter dimostrare l’impatto del microbioma nell’immunoterapia è stata una vera emozione.
- Quanto è importante il sostegno dei nostri donatori?
Il supporto dei donatori per noi è fondamentale. Le donazioni vengono tutte destinate al sostegno alla Ricerca. Grazie al generoso contributo di tutti i donatori la Fondazione IEO-CCM riesce a sostenere ogni anno decine di borse di studio per progetti di ricerca come il nostro, così come l’acquisto di materiali e macchinari per i nostri laboratori. Al momento nel nostro team siamo in quattro, ma grazie anche a chi sta sostenendo la Ricerca contro le malattie oncologiche riusciremo a crescere.
- Quanto è importante avere fiducia nella Ricerca?
È importante trasmettere il valore della Ricerca, non solo proiettandoci nel futuro ma concentrandoci anche sul presente, perché i risultati ci sono, e sono tangibili. Molti dei pazienti che ho avuto modo di incontrare conoscono perfettamente la loro patologia e sono consapevoli dei grandi passi avanti che sono stati fatti negli anni. Se così tanti pazienti oggi sopravvivono al cancro è grazie alla Ricerca e all’innovazione. Grazie al constante e meticoloso lavoro dei Ricercatori i pazienti hanno accesso a cure sempre più personalizzate e questo aumenta la possibilità di superare la malattia.