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 30 dicembre, 2020

Premiato dal Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia lo studio sulla più vasta raccolta di dati mai realizzata su soggetti esposti all’alta quota

Grazie alla prima postazione al mondo ideata dal Centro Cardiologico Monzino per il controllo cardiaco, sostenuta e inaugurata un anno fa sul Monte Bianco dalla Fondazione IEO-CCM. 

È passato esattamente un anno da quando, a dicembre 2019, è stata inaugurata sul Monte Bianco la prima postazione al mondo per il controllo cardiaco in quota, un progetto del Centro Cardiologico Monzino interamente sostenuto dalla Fondazione IEO-CCM. Keito K9, la prima stazione biometrica per il controllo cardiaco in altezza è situata presso Skyway Monte Bianco a Punta Helbronner, 3.466 metri di altitudine, un omaggio importante di Fondazione IEO-CCM a tutti coloro che, avventurandosi sulle cime desiderano monitorare gratuitamente le reazioni del proprio corpo ad altezze elevate.

Ogni anno, migliaia di persone si avvicinano all’alta quota per sport o turismo, dove la pressione dell’ossigeno diminuisce e quindi il corpo umano aumenta il lavoro cardiaco e respiratorio per compensarlo. Questi cambiamenti cardiovascolari, che il più delle volte si verificano senza alcuna complicazione, comportano però un aumento del rischio di infarto del miocardio, ictus ed edema polmonare, in particolare nei soggetti con precedenti malattie cardiovascolari. La disponibilità di moderni impianti di risalita permette a più persone di raggiungere l’alta quota in poco tempo e senza sforzi. Mentre sono disponibili alcuni dati sugli alpinisti, poco si sa sugli effetti cardiopolmonari dell’alta quota acuta nella popolazione generale.

Posizionata a monte delle Funivie Monte Bianco, multilingue e dotata di schermo touch screen, Keito K9 determina nello specifico peso, altezza, percentuale di massa magra e grassa, indice di massa corporea (BMI) ma soprattutto misura pressione arteriosa, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno nel sangue. La stazione di cardiomonitoraggio è stata ideata da Piergiuseppe Agostoni, Direttore Dipartimento di Cardiologia Critica e Riabilitativa del Centro Cardiologico Monzino, Professore ordinario di malattie cardiovascolari dell’Università degli Studi di Milano, e uno dei massimi esperti di alta quota in ambito cardiovascolare, insieme ai suoi collaboratori, i due cardiologi Carlo Vignati e Massimo Mapelli.

In occasione dell’81ma edizione del Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (il più importante e prestigioso in Italia) che si è tenuto online nei giorni scorsi, è stato selezionato e premiato tra i migliori abstract un lavoro presentato dalla neocardiologa dott.ssa Benedetta Nusca, specializzata in Malattie dell’apparato Cardiovascolare all’Università degli studi di Milano, presso la scuola di specializzazione del Prof. Piergiuseppe Agostoni e del correlatore dott. Carlo Vignati.

La tesi di specializzazione della dott.ssa Benedetta Nusca è molto originale e deriva appunto dall’analisi di dati cardiopolmonari acquisiti a punta Helbronner su una popolazione di più di 4000 soggetti, da quando Keito K9 è stata installata.

“Si tratta della più vasta raccolta dati mai realizzata su un gruppo non selezionato di soggetti esposti in maniera acuta all’alta quota” – racconta il Prof.  Piergiuseppe Agostoni – “che analizza le differenze di genere e dell’indice di massa corporea nella risposta cardiopolmonare in una popolazione generale non selezionata: rappresenta la prima parte di un progetto più ampio che sin dall’inizio prevede l’impianto di una nuova stazione di misurazione anche a valle, inaugurazione che avrebbe dovuto avere luogo a dicembre ma che purtroppo è stata rimandata a causa del Covid-19. I dati raccolti permettono di fare un rilevante identikit di chi potrebbe essere soggetto a problemi di desaturazione di ossigeno ad alta quota. Questo premio è di grande soddisfazione perché dimostra il riconoscimento nazionale del lavoro di ricerca in quota, reale e simulata, del gruppo di studio alta quota del Centro Cardiologico Monzino, costituito da me insieme al dott. Vignati e al dott. Mapelli, e si propone sia come modello sperimentale di studio della ipossia – in montagna c’è poco ossigeno – sia come strumento clinico per capire quali siano i soggetti in cui è più facile lo sviluppo del mal di montagna”.

Il risultato di questo lavoro dimostra ancora una volta quanto sia importante il sostegno alla ricerca che ha permesso alla Fondazione IEO-CCM e al Centro Cardiologico Monzino di realizzare non solo la prima postazione biometrica al mondo per il controllo cardiaco in alta quota, ma anche di produrre soluzioni di ricerca innovative che rappresentano la prima pietra per scenari di ulteriori scoperte in ambito cardiovascolare e per raccogliere risultati più che significativi.

Grazie a Fondazione IEO-CCM si sostiene dunque, tra le altre, la ricerca d’eccellenza sviluppata dal Centro Cardiologico Monzino in alta quota, per studiare come cambia, in carenza di ossigeno, l’attività del sistema cardiovascolare e il modo di respirare. La ricerca punta decisamente in alto.